mercoledì 26 febbraio 2014

BAVARESE AL MANDARINO


La bavarese è un dolce al cucchiaio di grande finezza (dipende anche da cosa ci metti dentro), avente per base zucchero e latte o frutta, panna montata sempre e a volte uova, con aggiunta di addensante che può essere gelatina animale (cosiddetta colla di pesce) o agar agar. I bene informati vi diranno che il suo nome è maschile, essendo “la bavarese” una bevanda. Ma il mio spirito libero non sopporta queste restrizioni, ed io chiamo bavarese al femminile non solo la bevanda (che non conosco), ma anche questo dolce, come peraltro è usato nel “Manuale di pasticceria” di Scolari e Busnelli (adottato presso le scuole alberghiere) e nel manuale “I Dolci de La Cucina Italiana” (ed. Sperling & Kupfer).
Siamo in febbraio e la stagione dei mandarini parrebbe finita. Ma non a Palermo: in quel comune, in mezzo alla Conca d’Oro, in località Ciaculli continua ancora per un mese la raccolta del pregiato “Tardivo di Ciaculli”, una bella varietà di mandarino che matura da gennaio a tutto marzo. Eccomi dunque con una chilata di queste delizie, a preparare un’aromatica bavarese al mandarino.
Ingredienti e dosi per uno stampo da un litro (4 – 6 porzioni)
-  mandarini: g 900 circa (per g 375 di succo);
-  uova medio–grandi (solo i tuorli): n. 3;
-  panna fresca: g 375;
-  zucchero: g 130;
-  agar agar in polvere: g 6.
Procedimento
1) Lavate accuratamente i mandarini. Spremetene quanti servono a produrre 375 grammi di succo filtrato. Conservate le bucce di tre di loro.
2)  Mettete al fuoco medio il succo con le tre bucce a pezzi, in un pentolotto non troppo largo (tipo 16 cm). Non troppo largo, ad evitare un’eccessiva evaporazione. Portate il liquido a bollore e mantenetelo in sobbollimento a fuoco basso, per 4 o 5 minuti, mescolando ogni tanto. Spegnete e lasciate lì.
3)  In una casseruola da 18 cm battete i tuorli con lo zucchero per un paio di minuti alla velocità massima di una frusta elettrica.

4) Filtrate di nuovo il liquido del punto 2 e caldo, ma non più bollente, mescolatelo lentamente ai tuorli battuti.











5)  Scaldate a bagnomaria la battuta del punto 4. Con l’acqua del bagnomaria in sobbollimento, mescolate in continuazione per una decina di minuti, finché il liquido non sia abbastanza denso da velare il cucchiaio. Togliete la casseruola dal bagno e lasciate che il liquido si raffreddi, ma non del tutto.
6)  Pesate 100 grammi di acqua; mettetene 3 o 4 cucchiai in un pentolino e stemperateci l’agar agar; aggiungete la restante acqua e ponete al fuoco basso, sempre mescolando. Il composto assumerà presto la consistenza di una marmellata; tenetelo in sub bollore, un po’ sul fuoco basso e un po’ fuori dal fuoco, sempre mescolando energicamente, per quattro minuti. Verificate che l’agar agar sia tutto disciolto e amalgamato, e versate il composto nella battuta del punto 5 che ormai avrà raggiunto i 50°C circa. Mescolate con decisione.

7)  Poco prima che il liquido raggiunga la temperatura di 40°C, montate la panna (molto fredda; tre minuti di fruste ad alta velocità).
8) Lentamente, mescolando man mano, incorporate il liquido alla panna montata. L’incorporamento va obbligatoriamente effettuato immettendo l’elemento più liquido nel più denso (in questo caso, appunto, il succo di mandarino con l’uovo nella panna). Mescolate dapprima in senso circolare, sulla superficie del composto, e poi prendendo dal basso in alto. Verificate con attenzione che sul fondo del recipiente non sia rimasto del liquido non incorporato e continuate a mescolare finché non sia tutto omogeneo.
9)   Versate il composto in uno stampo da budini da un litro e tenetelo in frigorifero per almeno 4 ore prima di sformarlo.
Per sformare la bavarese, immergete lo stampo per 4 secondi in acqua bollente e giratelo su un piatto, picchiettandolo se del caso. Tenete in frigorifero fino al momento di servire.


Nota sull’uso dell’agar agar e sull’uso alternativo della colla di pesce
Se per i palati normali la colla di pesce non altera il gusto degli alimenti ai quali viene aggiunta, per i più raffinati l’agar agar è ancor più decisamente neutro. Il mio palato evidentemente è fra quelli normali e io uso l’agar agar solo in omaggio ai miei ospiti vegetariani. Il suo uso, però, è un tantino problematico in combinazione con elementi acidi, qual è appunto il succo di mandarino (pH fra 4 e 5). L’acido infatti neutralizza la capacità addensante dell’agar specie alle alte temperature.
L’agar, invece, va idratato proprio ad alta temperatura (almeno 90°C): pertanto, per poter essere usata con succhi acidi come nel nostro caso, questa sostanza va dapprima idratata con un liquido neutro (come l’acqua) e poi mescolata al liquido che si vuole addensare. Questo, unitamente al fatto che l’agar agar comincia ad addensarsi già intorno ai 40°C, spiega la complicatezza delle operazioni descritte ai precedenti punti 6 e 7.
Quindi, se non siete vegetariani a oltranza, io vi consiglio la seguente variante.

Versione con colla di pesce
Per le dosi di questa ricetta ne occorrono 12 grammi. I fogli vanno ammollati in acqua fredda per una decina di minuti, poi scolati e leggermente strizzati e infine mescolati al liquido caldo del punto 5, appena fuori dal bagnomaria. Si salta completamente il punto 6 e si aspetta che il liquido sia a temperatura ambiente prima di mescolarlo alla panna montata.

mercoledì 12 febbraio 2014

GNOCCO FRITTO


Nelle infinite ricette della panificazione italiana, lo gnocco fritto, servito ancora caldo, è probabilmente il più goloso e allegro accompagnamento ad un piatto di salumi. Si tratta di una preparazione ben nota e diffusa, tanto che in rete chi vuole potrà leggere tutta la grande storia di questo speciale pane fritto di origine emiliana, la cui ricetta si è diversificata e moltiplicata in un buon numero di varianti in base alle derivazioni territoriali.      
Il mio contributo quindi questa volta si presenta necessariamente senza alcuna ambizione rispetto alla vasta tradizione della ricetta e alle sue molteplici variazioni. Unico e vantaggioso scopo del mio lavoro è presentarvi una ricetta senza fronzoli, all’insegna della semplicità, della snellezza di esecuzione e (naturalmente) della garanzia di successo.
Ingredienti e dosi per 4 porzioni
-  Farina Manitoba: g 250
-  Acqua tiepida: g 125
-  Olio e.v.o.: g 35
-  Lievito di birra. g 12
-  Zucchero: g 5
-  Sale: g 5.
Procedimento
Lo gnocco fritto fondamentalmente è realizzato con pasta da pane alla quale si aggiunge un grasso, che sia strutto, burro o olio. Io uso l’olio. La pasta viene infine tirata sottile e fritta. Vediamo nel dettaglio.
1)  In una capace terrina mescolate farina, zucchero e sale. Aggiungetevi l’olio. Con una mano sopra la terrina sbriciolate fra le dita il lievito di birra, mentre vi fate correre sopra l’acqua tiepida. Quindi impastate il tutto, fino a farne una palla (due o tre minuti).
2)  Trasferite la pasta su un piano di lavoro e lavoratela per tre o quattro minuti, fino a che la sua tessitura appaia omogenea. State lavorando come per confezionare un qualsiasi tipo di pane. Infarinate la pasta e mettetela in una terrina (la stessa di prima?) dove possa raddoppiare il suo volume, sigillata con pellicola. Conservate la terrina a temperatura ambiente per un’ora circa.
3)  Stendete la pasta col mattarello allo spessore di tre millimetri, tagliatela a losanghe o in altre forme, alla misura che più vi aggrada, e senza aspettare friggetene i pezzi, pochi per volta, in olio da frittura a 180°C. La cottura è molto veloce: circa un minuto in tutto: appena la pasta inizia a gonfiarsi va girata e quindi scolata ai primi cenni di coloritura, appoggiata su carta da cucina e servita al più presto.


lunedì 3 febbraio 2014

COTOLETTE DI MELANZANE



Quando fra i commensali c’è un vegetariano, una delle più comuni espressioni di poca considerazione per lui e di scarsa fantasia di chi cucina consiste nel servirgli un piatto di formaggi o di uova sode, mentre gli altri si beano di arrosto o brasato. Non si fa. L’armonia della tavola vuole che se proprio non è possibile comporre un pranzo vegetariano per tutti, allora si confezionino per l’ospite speciale dei piatti somiglianti a quelli degli altri convitati, ma differenti quel tanto che basti a renderli compatibili con le sue esigenze. Ad esempio: risotto ai fegatelli e risotto ai carciofi; linguine alle vongole e trenette al pesto; tagliatelle al ragù bolognese e tagliatelle al ragù di verdure; polenta e spezzatino e polenta e gorgonzola; arrosto di vitello e radicchio tardivo grigliato con provola, ecc. Seguendo questo principio, un’efficace contrapposizione alle cotolette impanate (quelle vere di vitello o quelle improprie – ma non meno godibili – di pollo) è costituita da finte cotolette di melanzane: si tratta semplicemente di passare delle fette di melanzana nella farina, nell’uovo e nel pangrattato. E per arricchire questa pietanza di una componente proteica, si possono farcire le fette con del formaggio, come raccontato qui avanti. Naturalmente queste “cotolette” si possono apprezzare anche a prescindere da eventuali esigenze vegetariane.
Ingredienti e dosi per 6 cotolette
-  Una grossa melanzana, preferibilmente viola tonda;
-  un porro;
-  formaggio fondente (tipo Emmenthaler, o scamorza), a fette: g 150;
pangrattato:  g 100 circa;
-  farina 00: g 50 circa;
-  uova medio grandi: n 2;
-  olio per friggere: un litro circa.
Procedimento
1)  Togliete al porro un paio di foglie esterne; lavatele e ricavatene, con il solito coltellino affilato, delle sottili strisce (da mm 1 a 1,5) con le quali “cucirete” i pacchetti di melanzana e formaggio.
2)  Dalla zona centrale della melanzana tagliate 12 fette dallo spessore omogeneo di mezzo centimetro (se avete un’affettatrice, usatela).
3)  Sovrapponete le fette a due a due e farcite ogni coppia con una fetta di formaggio.
4)  Lungo il perimetro di ciascun pacchetto praticate dei fori distanziati fra loro di 2 o 3 cm con uno spiedino o altro strumento. In quei fori fate passare i fili di porro per tenere insieme stabilmente le due fette di melanzana e il formaggio fra loro interposto.
5)  Passate ogni pacchetto (d’ora in poi: cotoletta) nella farina, poi nell’uovo battuto e infine nel pangrattato, rigirandovelo e premendo un po’ con una mano (secondo la tecnica delle COTOLETTE DI VITELLO).  Da questo momento in poi le cotolette possono aspettare in frigorifero anche diverse ore prima di essere cotte.
6)  Friggete le cotolette a 180°C per due minuti e mezzo, rigirandole a metà cottura. Vi consiglio una casseruola bassa da 28 cm e un litro d’olio di semi. Come si fa per tutti i fritti, fatele scolare su carta da cucina e servitele al più presto.