Piatto semplice, molto comune. Sembra difficile sbagliarlo, e invece
no: ecco i due errori più comuni e al tempo stesso meno conosciuti (se non
conosci l’errore è più facile che ci caschi), responsabili di quasi tutte le
insalate di riso poco riuscite:
1) credere di
dovere/potere condire il riso con gli elementi aggiunti (sottoli, sottaceti,
ecc.);
2) usare un
qualsiasi preparato in vasetto, specifico per l’insalata di riso.
Ed ecco, quindi, le regole (anch’esse due) per una
buona riuscita.
1 – L’autonomia del condimento
I condimenti di base sono olio, aceto, sale. Non
sappiamo che capacità di condire abbiano gli elementi aggiunti, e non possiamo
delegare a loro questo compito: il riso, poi che sia stato bollito, raffreddato
e scolato, lo dobbiamo condire da solo con olio, aceto e sale, fin che non
abbia un buon sapore; dopo gli potremo aggiungere tutto quello che ci parrà, in
funzione di semplice accompagnamento (sempre nel rispetto della regola n. 2):
così saremo anche liberi di usare poco o tanto di questo o quell’ingrediente.
2 – La bontà necessaria
Chi ancora non conosce il principio della “bontà
necessaria” deve assolutamente leggere il capitolo del risotto nel manuale "L'ACQUA DELLA PASTA". Tale principio stabilisce che in ogni preparazione ogni
elemento che entra a farne parte dev’essere buono di per sé. Pertanto, mettete
nella vostra insalata di riso solo alimenti che mangereste volentieri da soli:
wurstel, tonno, prosciutto cotto, formaggio: della qualità che consumate abitualmente;
verdure, sottaceti, sottoli: solo se solitamente vi piacciono. Questi elementi
accompagnano il vostro riso, che è già buono da solo perché lo avete condito preventivamente.
Ingredienti e
dosi per sei porzioni
- Riso
“parboiled” (quello specifico per insalate): g 400;
- olio
e.v.o.: 4 cucchiai;
- aceto: 1
cucchiaio;
- sale: g 5;
- wurstel,
prosciutto cotto, formaggio a pasta semidura (tipo Emmenthal o groviera), tonno
sott’olio, verdure sott’olio e sott’aceto, altre verdure: a piacere.
Procedimento
1) Mettete al fuoco
una pentola da 24 cm con tre litri e mezzo di acqua e trenta grammi di sale. Al
bollore calatevi il riso e portatelo a cottura. Non c’è bisogno di rimestarlo.
Allo scadere del tempo riportato sulla confezione assaggiatelo: probabilmente
ci vorranno ancora un paio di minuti. Non scolatelo troppo al dente: verrà
sùbito raffreddato e non avrà modo di continuare la cottura a fuoco spento,
come il risotto.
2) Scolate il riso e
mettetelo a raffreddare in abbondante acqua fresca. Quando è completamente
freddo scolatelo di nuovo, mettetelo in una terrina avente capacità doppia di
quella necessaria a contenerlo e conditelo con l’olio, il sale e l’aceto nelle
dosi previste.
3) Mescolate il riso
con gli elementi di accompagnamento che avevate prescelto e tenetelo al fresco
fino al momento di servire.
Nota sugli elementi
di accompagnamento
Ho detto che sono
del tutto a piacere. Tuttavia, se siete curiosi di sapere cosa c’era
nell’insalata delle foto, ve ne racconto la storia.
Piselli.
Due etti e mezzo di surgelati; buttati in un litro e mezzo di acqua in bollore
con 20 grammi di sale e scolati dopo tre minuti dall’immersione. Poi lasciati
nel colapasta a raffreddare.
Pomodori.
Quattro ramati maturi ma ben sodi, pelati, dissemati e tagliati a dadini;
spolverizzati con due pizzichi di sale e tenuti a scolare in un altro colapasta
fino all’ultimo: aggiunti all’insalata un attimo prima di servire.
Formaggio.
Due etti abbondanti di Emmenthal tagliati a dadini di un cm circa di lato.
Prosciutto
cotto. Una fetta da due etti e mezzo, tagliata a dadini come il formaggio.
Wurstel.
Sei pezzi di media grandezza, bolliti per 5’ in acqua non salata, raffreddati e
tagliati a rondelle di un centimetro.
Sottoli. Un
vasetto da 400 grammi di carciofini, ben scolati e tagliati a piccoli pezzi.
Olive. Verdi, denocciolate: un paio d'etti, tagliate a metà.
Uova. Una
mezza dozzina, rassodate e sgusciate; servite a parte.
Tonno. Una
scatola di sottolio da due etti e mezzo; scolato e servito a parte anche lui,
perché secondo alcuni non ci stava bene con i wurstel e il prosciutto. Ma,
forse perché era il più caro che potessi permettermi, è finito in un attimo.
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