martedì 24 luglio 2012

INSALATA DI RISO




Piatto semplice, molto comune. Sembra difficile sbagliarlo, e invece no: ecco i due errori più comuni e al tempo stesso meno conosciuti (se non conosci l’errore è più facile che ci caschi), responsabili di quasi tutte le insalate di riso poco riuscite:


1)    credere di dovere/potere condire il riso con gli elementi aggiunti (sottoli, sottaceti, ecc.);

2)    usare un qualsiasi preparato in vasetto, specifico per l’insalata di riso.

Ed ecco, quindi, le regole (anch’esse due) per una buona riuscita.

1 – L’autonomia del condimento

I condimenti di base sono olio, aceto, sale. Non sappiamo che capacità di condire abbiano gli elementi aggiunti, e non possiamo delegare a loro questo compito: il riso, poi che sia stato bollito, raffreddato e scolato, lo dobbiamo condire da solo con olio, aceto e sale, fin che non abbia un buon sapore; dopo gli potremo aggiungere tutto quello che ci parrà, in funzione di semplice accompagnamento (sempre nel rispetto della regola n. 2): così saremo anche liberi di usare poco o tanto di questo o quell’ingrediente.

2 – La bontà necessaria

Chi ancora non conosce il principio della “bontà necessaria” deve assolutamente leggere il capitolo del risotto nel manuale "L'ACQUA DELLA PASTA". Tale principio stabilisce che in ogni preparazione ogni elemento che entra a farne parte dev’essere buono di per sé. Pertanto, mettete nella vostra insalata di riso solo alimenti che mangereste volentieri da soli: wurstel, tonno, prosciutto cotto, formaggio: della qualità che consumate abitualmente; verdure, sottaceti, sottoli: solo se solitamente vi piacciono. Questi elementi accompagnano il vostro riso, che è già buono da solo  perché lo avete condito preventivamente.


Ingredienti e dosi per sei porzioni


-      Riso “parboiled” (quello specifico per insalate): g 400;

-      olio e.v.o.: 4 cucchiai;

-      aceto: 1 cucchiaio;

-      sale: g 5;

-      wurstel, prosciutto cotto, formaggio a pasta semidura (tipo Emmenthal o groviera), tonno sott’olio, verdure sott’olio e sott’aceto, altre verdure: a piacere.


Procedimento


1)    Mettete al fuoco una pentola da 24 cm con tre litri e mezzo di acqua e trenta grammi di sale. Al bollore calatevi il riso e portatelo a cottura. Non c’è bisogno di rimestarlo. Allo scadere del tempo riportato sulla confezione assaggiatelo: probabilmente ci vorranno ancora un paio di minuti. Non scolatelo troppo al dente: verrà sùbito raffreddato e non avrà modo di continuare la cottura a fuoco spento, come il risotto.

2)    Scolate il riso e mettetelo a raffreddare in abbondante acqua fresca. Quando è completamente freddo scolatelo di nuovo, mettetelo in una terrina avente capacità doppia di quella necessaria a contenerlo e conditelo con l’olio, il sale e l’aceto nelle dosi previste.

3)    Mescolate il riso con gli elementi di accompagnamento che avevate prescelto e tenetelo al fresco fino al momento di servire.



Nota sugli elementi di accompagnamento

Ho detto che sono del tutto a piacere. Tuttavia, se siete curiosi di sapere cosa c’era nell’insalata delle foto, ve ne racconto la storia.

Piselli. Due etti e mezzo di surgelati; buttati in un litro e mezzo di acqua in bollore con 20 grammi di sale e scolati dopo tre minuti dall’immersione. Poi lasciati nel colapasta a raffreddare.

Pomodori. Quattro ramati maturi ma ben sodi, pelati, dissemati e tagliati a dadini; spolverizzati con due pizzichi di sale e tenuti a scolare in un altro colapasta fino all’ultimo: aggiunti all’insalata un attimo prima di servire.

Formaggio. Due etti abbondanti di Emmenthal tagliati a dadini di un cm circa di lato.

Prosciutto cotto. Una fetta da due etti e mezzo, tagliata a dadini come il formaggio.

Wurstel. Sei pezzi di media grandezza, bolliti per 5’ in acqua non salata, raffreddati e tagliati a rondelle di un centimetro.

Sottoli. Un vasetto da 400 grammi di carciofini, ben scolati e tagliati a piccoli pezzi.

Olive. Verdi, denocciolate: un paio d'etti, tagliate a metà.

Uova. Una mezza dozzina, rassodate e sgusciate; servite a parte.

Tonno. Una scatola di sottolio da due etti e mezzo; scolato e servito a parte anche lui, perché secondo alcuni non ci stava bene con i wurstel e il prosciutto. Ma, forse perché era il più caro che potessi permettermi, è finito in un attimo.






  

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